Eco-incentivi al palo, demonizzazione del diesel e recessione frenano la domanda
In marzo le immatricolazioni di autovetture in Italia hanno fatto registrare un calo del 9,6% che assume un peso particolare anche perché generalmente marzo è il mese dell’anno in cui si registra il massimo delle immatricolazioni. Diversi sono i fattori che hanno influito sul risultato del mese scorso. Innanzitutto i potenziali acquirenti di auto cominciano a percepire sempre più chiaramente che il quadro economico continua a peggiorare e che il Paese sta entrando nuovamente in recessione (per la terza volta dal 2007). A ciò si aggiunge il fatto che nel 2019 non vi sono più i superammortamenti per le auto utilizzate come beni strumentali e questo fatto penalizza gli acquisti delle aziende, mentre gli acquisti dei privati, pur essendo in discreta tenuta, continuano ad essere frenati dalla demonizzazione del diesel.
Un ulteriore fattore che penalizza le immatricolazioni è poi il rallentamento del ricorso alle immatricolazioni per alimentare il mercato dell’usato con chilometri zero e ciò soprattutto per alcuni marchi che stanno privilegiando i canali di vendita più remunerativi. In questo contesto si inserisce, infine, anche la vicenda degli eco-incentivi varati dal Governo che hanno destato notevole interesse sia nei privati che nelle aziende, ma che pur essendo in vigore dal 1° marzo, non hanno finora dato luogo ad alcuna immatricolazione perché il Governo è in forte ritardo nella messa a punto degli adempimenti burocratici necessari.
Venendo al risultato del primo trimestre (che è il più importante dell’anno per l’auto) va detto che si registra un calo del 6,5% e che le prospettive per l’intero anno non sono positive, senza tuttavia essere decisamente negative. Il risultato del primo trimestre è coerente con la previsione avanzata dal Centro Studi Promotor nella sua conferenza stampa di fine 2018 che aveva ipotizzato per il 2019 un volume di immatricolazioni di circa 1.800.000 unità (contro 1.910.564 del 2018). Coerenti con la previsione a cui si è accennato sono anche i giudizi dei concessionari raccolti con l’inchiesta congiunturale di fine marzo del Centro Studi Promotor da cui emerge che soltanto il 7% degli interpellati si attende domanda in crescita, mentre il 58% ipotizza stabilità e il 35% prevede vendite in calo.
“In sintesi – secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – nonostante appaia sempre più probabile un ulteriore peggioramento del quadro economico e nonostante le penalizzazioni dell’eco-tassa e della demonizzazione del diesel, il mercato italiano dell’auto accusa un calo contenuto e ciò essenzialmente perché il livello delle immatricolazioni raggiunto nel 2018 appare difficilmente comprimibile, se si considera l’importanza della domanda di sostituzione di un parco circolante di 39 milioni di autovetture come quello italiano.”
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