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Speciale Francoforte: i tedeschi vanno di nuovo a BENZINA

Il nostro Speciale Francoforte è una buona occasione per dare uno sguardo all’industria automotive tedesca che dagli anni 50, di fatto, ha trinato l’economia europea, andando a creare i tre big, i tre colossi dell’industria automobilistica tedesca: BMW, Mercedes-Benz e Gruppo Volkswagen. Questi tre Gruppi posseggono svariati marchi automobilistici che coprono tutte le categorie: lusso, sportive, premium e mass market. Un’industria potente, che in Europa ha dominato il mercato e che ha saputo tenere testa all’invasione delle giapponesi negli anni 70 e poi delle coreane negli anni 90. Che però oggi stenta a reggere il confronto con le cinesi nel loro terreno di elezione, l’auto elettrica.

DIKTAT ELETTRICO

L’auto elettrica è stata scelta “senza se e senza ma” dalla politica europea per raggiungere la neutralità delle emissioni con un grande entusiasmo e senza ascoltare le logiche di una transizione morbida. Le Case automobilistiche, le tedesche in prima fila, hanno seguito l’onda pensando che la transizione sarebbe stata sostenuta dagli incentivi e dalla coscienza degli utenti, ma anche spaventate dalle multe che l’Europa ha comminato a chi sforava i limiti imposti di emissioni. I primi anni della transizione alla fine sono andati benino: il mercato elettrico si è creato sino a raggiungere una quota del 15% nel 2023, spinto dagli incentivi (soprattutto in Germania fino a metà 2023) e dagli “early adopters”, i cosiddetti consumatori sensibili alle innovazioni (per l’iPhone furono una manna nel lancio del gennaio 2007), categoria che è anche solitamente più che benestante. Dopo questa onda iniziale, che provocò l’entusiasmo dei costruttori, è arrivata la grande marea: i consumatori di massa si sono dimostrati attendisti. il Consumer Mobility Pulse 2024 di McKinsey ci racconta una storia per niente tranquillizzante per l’industria dell’auto: solo il 18% dei consumatori mondiali potrebbero scegliere un’auto 100% elettrica. Uno su cinque non la vuole proprio l’auto elettrica e un automobilista su tre che ha un’auto elettrica tornerebbe al termico. La stessa politica europea dopo una tornata elettorale per niente favorevole a chi ha governat ora è più aperta a una possibile proroga al termico, anche perché nella grande Germania l’auto soffre.

FRENA IL GRUPPO VW

Il Gruppo Volkswagen ai primi di luglio ha abbassato le stime del suo margine operativo al 6,5-7% rispetto al precedente dato di inizio anno del 7-7,5%. I potenti sindacati tedeschi lanciano l’allarme. Volkswagen potrebbe chiudere un impianto entro l’anno in Europa (mai successo dal dopoguerra) con esuberi di 2.600 addetti e numeri recentissimi parlano di una previsione su più anni che arriverebbe a 15.000. Lo stop dell’impianto in Belgio potrebbe causare perdite per 2,6 miliardi di euro. La fine degli incentivi del Governo tedesco pesa come un macigno sulle vendite domestiche. Persino in Cina dove le elettriche valgono il 40% del mercato. VW fatica e deve vendere con minore margine per stare sul mercato, dove BYD domina (e margina…). Anche Mercedes-Benz non ride. Se riavvolgiamo la macchina del tempo nel 2023 Mercedes-Benz ipotizzava vendite del 100% elettriche in pochi anni. “Nein”: il CEO Kallenius oggi stima che la quota elettrica potrebbe arrivare al 50%. Del resto, le vendite di elettriche della Stella sono calate del 25% nel primo semestre. Solo BMW sembra cavarsela bene con un +22% nello stesso periodo.

MERCATO A GIUGNO

I numeri delle immatricolazioni del mese di giugno 2024 parlano chiaro. Ai tedeschi alla fine l’elettrico non fa proprio paura, soprattutto alle aziende per le auto ai dirigenti, con oltre 40.000 immatricolazioni. Tuttavia il grosso lo fanno benzina e mild hybrid, che insieme sfiorano le 200.000 consegne. Diesel in ripresa del +12% rispetto a giugno 2023 con oltre 50.000 auto. Le plug-in, invece, sono al palo intorno alle 15.000 immatricolazioni. Insomma i consumatori tedeschi, soprattutto per le immatricolazioni private, senza incentivi, continuano a preferire il termico. Cosa che viene confermata in Italia: le BEV, elettriche a batteria, si sono rianimate solo per i pesanti incentivi che però pesano sulla collettività. La riflessione dei politici è d’obbligo…

a cura di Renato Dainotto