I sensori di parcheggio sono sicuramente stati i primi sistemi di assistenza alla guida, i precursori degli Adas. Al loro “Bip Bip” ci siamo abituati da anni e ci aiutano a parcheggiare al filo ma senza il tocco. In pratica se parcheggiamo distrattamente ci impediscono di dare una botta. Il funzionamento dei sensori di parcheggio è abbastanza semplice. Avete mai visto un film di guerra tra sommergibili: la battaglia avviene attraverso il sonar: un impulso sonoro lanciato verso la direzione della navigazione o del presunto bersaglio e si analizza la propagazione del suono nell’acqua.
Come funzionano i sensori di parcheggio
Il principio del sonar funziona anche nell’aria e i sistemi di parcheggio delle auto usano proprio questo principio. Quello del sonar attivo per essere precisi che funziona un po’ come un radar e permette la localizzazione degli ostacoli presenti nel raggio di propagazione dell’impulso sonoro tramite la rivelazione degli echi relativi. I rilevatori posti sui due paraurti o solo sul paraurti posteriore se funziona solo per la parte esposta agli urti in retromarcia (dispositivi più economici). I sensori possono essere quattro, ma alcuni sistemi aftermarket possono prevederne anche solo due. I sensori emettono onde sonore a ultrasuoni di cui poi vengono captate le onde riflesse dagli ostacoli vicini alla vettura.
Sensori di parcheggio: come misurano le distanze
Come nel radar il sistema di parcheggio misura il tempo che passa tra il lancio dell’impulso acustico e il ritorno dell’onda riflessa per calcolare con precisione la distanza dell’ostacolo. In abitacolo noi sentiamo il “Bip Bip” molto distanziato quando l’ostacolo è lontano e la frequenza aumenta sino a diventare un suono costante all’avvicinarsi dell’ostacolo. Lo stesso avviene in presenza dei rilevatori frontali. Oggi il tutto si è evoluto e molto spesso sullo schermo touch dell’auto quando il sistema di attiva appare una infografica che mostra la distanza dall’ostacolo e aiuta il guidatore a non fare danni.
Sensori di parcheggio e sistemi di parcheggio automatici
Una ulteriore evoluzione arriva dai sistemi automatici di parcheggio che usano i sensori per verificare lo spazio disponibile al parcheggio: se questo è nel range il guidatore può premere un pulsante e affidare la manovra al sistema di guida che ruota il volante e sposta l’auto fino a completare il parcheggio. Oggi l’evoluzione è continua. Sensori simili a quelli di parcheggio vengono situati dentro i passaruote per capire se l’auto viaggia sul bagnato e quanta acqua ci sia sull’asfalto per adeguare i vari sistemi di ausilio al parcheggio. Insomma l’evoluzione è costante.
I possibili guasti dei sensori
L’unità di controllo elettronico potrebbe essere affetta da Glitch che non permette di analizzare i dati degli impulsi oppure si è semplicemente danneggiato il cablaggio dalla centralina ai sensori oppure per un vero e proprio danno meccanico al sensore stesso come la rottura della membrana (sorgente sonora) oppure per infiltrazioni di acqua. Gli interventi per riparare i sensori di parcheggio di solito non sono costosi e sono rapidi da effettuare.
Si possono verniciare i sensori di parcheggio?
Infine, ricordiamo che i sensori di parcheggio possono essere verniciati in tinta con la carrozzeria senza che perdano la loro efficienza.
a cura di Renato Dainotto
Condividi l'articolo
Scegli su quale Social Network vuoi condividere