Quando una nazione o addirittura un continente si concentra sulla produzione partendo da semi lavorati se le materie prime scarseggiano o aumentano nei costi di approvvigionamento possono essere guai per tutti, ma soprattutto per il consumatore finale. Una situazione che sta vivendo l’Europa in questa fase legata alla pandemia. Scarseggiano prodotti e materie prime. Le case automobilistiche sono in sofferenza per la riduzione nelle consegne dei componenti elettronici di cui oggi ogni modello di auto abbonda, pensiamo ai sistemi di riduzione dell’inquinamento o degli ADAS. Così per alcuni modelli la produzione avanza a singhiozzo. In più all’orizzonte si intravedono grandi problemi con le batterie per le auto elettriche e i magneti per i motori elettrici.
I trasparenti sono a rischio produzione?
A preoccupare nel mondo delle vernici sono gli isocianati alifatici e l’acetato butile che in questi mesi scarseggiano e i cui listini internazionali sono diventati particolarmente volatili. A rendere tutto più complesso la produzione: questa è localizzata quasi completamente in Asia. In Europa, ad esempio, spinte ecologiche e di “paura” verso la gestione di queste componenti chimiche ( In Italia vedi l’episodio della Icmesa e del disastro di Seveso) hanno spinto le multinazionali a produrre dove non solo è più conveniente ma anche dove c’è maggiore elesticità normativa. Il mercato globale degli Isocianati nel 2016 valeva quasi 30 miliardi di dollari nel 2016 e le previsioni dicono che nel 2022 raggiungerà un volume di 47.24 miliardi di dollari senza aumentate le quote di produzione. Oggi l’isocianato è uno dei prodotti che sono al centro degli ordinativi di tutti i produttori di vernici e trasparenti con un forte rialzo del listino e problemi di consegne. Cosa che nei prossimi mesi potrebbe avere effetti sui costi delle lattine.
Perché scarseggiano le materie prime?
Cerchiamo di capire perché si è creata questa situazione. Ci sono dei fattori contingenti. Primo: all’inizio della Pandemia i prezzi all’ingrosso di alcune materie prime sono crollati e le aziende cinesi hanno fatto grandi scorte assorbendo le giacenze di magazzino. Per i produttori di materie prime c’è stato poi uno stop alla produzione e una ripartenza rallentata. La produzione occidentale figlia della strategia Lean e del Just in Time si è trovata spiazzata e priva di costanti forniture nei tempi previsti. Perché i magazzini dei fornitori erano vuoti e ancora oggi faticano ad avere le scorte necessarie per sostenere la domanda. Se poi, come per gli isocianati, uno dei pochi impianti produttivi europei (Germania a Ludwigshafen) è rimasto fermo prima per la pandemia e poi per ristrutturazione la dipenza dall’Asia è quasi totale. Riempire questi magazzini è difficile perché il basso costo del denaro a livello internazionale (Dollaro) e i tassi favorevoli hanno permesso alla finanza internazionale di speculare facendo acquisti di materie prime che rendono molto di più ad esempio del debito sovrano. Su tutto questo si è inserito un terzo fattore, il costo del trasporto delle materie prime via nave. Nell’ultimo anno si sono registrati aumenti fino al 600% del costo dei noli (ce lo ha confermato anche la Prasco, in una intervista di prossima pubblicazione). Speculazione? In parte, probabilmente, ma anche ragioni obiettive: il nuovo regolamento deall’Organizzazione marittima internazionale ha introdotto restrizioni per il traffico marittimo in tema di contenuto di zolfo nel combustibile. Questo cambiamento ha comportato dismissioni delle navi più vecchie e di aggiornamenti per le altre i i cui costi sono scaricati sul trasporto. Inoltre la Cina sta praticamente monopolizzando il nolo dei container e se si trovano le materie prime bisogna poi faticare per avere i contenitori per trasportarle.
a cura di Renato Dainotto
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