
Sul volgere del 2024 Confartigianato Carrozzieri (ANC) si è “regalata” un nuovo Presidente: Mario Andreassi, dinamico ingegnere, titolare di una carrozzeria storica di Brescia che ha le idee chiare, molta preparazione e strategie vincenti per la categoria. Soprattutto ama far girare le informazioni
L’elezione del nuovo Presidente di Confartigianato Carrozzieri porta in sé un grande potenziale. Perché? Perché per i prossimi 4 anni sarà Presidente Mario Andreassi, che rappresenta davvero un grande rinnovamento. Mario Andreassi è stato il candidato perfetto: giovane, non troppo per mancare di esperienza, ma quanto basta per essere in quella fase della vita in cui si raccolgono le sfide con entusiasmo, si ha l’energia per raggiungere l’obiettivo, passando per tutte le tappe necessarie. In più, sin dai primi scambi di conversazione si capisce che non ci si trova davanti a uno dei tanti “one man show”, come dicono gli americani, ma a una persona che conosce il valore oltre che il significato del lavoro in team. Poi ovviamente ha una carrozzeria ma anche un percorso importante di formazione che non è solo una laurea in ingegneria, ma un costante approfondimento di discipline strategiche come le scienze gestionali. Con queste premesse che dire?, il futuro della sua carrozzeria e in parte di quello della categoria è in buone mani… Ma conosciamolo meglio.
Andreassi, chi glielo ha fatto fare a candidarsi?
«Facciamo una premessa. La mia famiglia ha una carrozzeria dagli anni 80 ma io, quando ero uno studente, non pensavo di fare questo lavoro. Poi però è scattato qualcosa e mi sono detto… ci voglio provare. Ci ho provato, lavorando sodo, impegnandomi a 360° non solo in azienda e oggi sono dove volevo arrivare alcuni anni fa. Parallelamente, appena laureato, sono entrato “in azione” anche in Confartigianato, in punta di piedi ovviamente, ma l’ho fatto consapevolmente. Nella mia visione era importante essere dentro anche alla politica che gira intorno al nostro lavoro. Nel 2016 sono diventato Presidente provinciale. Ho speso tante energie in questo ruolo e questo mi ha dato visibilità. Ho sempre spinto perché il carrozziere diventasse un vero imprenditore. Con la mia carrozzeria sono entrato in Acoat di AkzoNobel e ho imparato molto sulla gestione e sul controllo dei conti e ho cercato di esportare ai miei colleghi queste opportunità di crescere come imprenditori. Mi sono impegnato molto a livello provinciale e regionale, ho lavorato molto sulla divulgazione di quello che facevamo in provincia e regione: la circolazione delle informazioni è fondamentale. Se fai delle cose buone e nessuno ne viene a conoscenza che senso ha? Poi alla fine sono arrivate le elezioni nazionali del 2024 con una convergenza di fattori perché oltre all’entusiasmo di voler fare la mia era ed è una proposta allargata, non di un singolo uomo, ma di una squadra di lavoro. Sono stato capito, compreso ed eletto».
Una squadra? In che senso?
«Perché ho impostato il mio lavoro sul valore della squadra dei Presidenti regionali per coinvolgere tutti ma anche per dare voce a tutti. Mi piace pensare che più che il Presidente sono il rappresentante degli interessi di tutti coadiuvato dai due vicepresidenti: Antonio Danesin (Veneto) e Antonio D’Albore (Campania)».
Quali sono stati i punti cardine, gli stimoli della campagna elettorale?
«Il primo, il più importante, è stato quello di mettere in atto delle strategie per cercare di favorire il ricambio generazionale in carrozzeria. Oggi siamo di fronte a una situazione difficile: quando il personale va in pensione la sostituzione è davvero difficile e onerosa. Poi, intensificare la comunicazione con gli associati. Non è pensabile che nell’era della comunicazione digitale i carrozzieri aderenti a Confartigianato non sappiano cosa stiamo facendo per loro. Per avere una base solida di iscritti dobbiamo fare sapere a tutti che esistiamo e che stiamo lavorando per loro. Poi, eliminare l’approccio di fare guerra alle controparti in caso di differenti opinioni. Oggi fare la guerra fa solo male, bisogna trattare e dialogare per rimuovere gli ostacoli pensando al benessere collettivo. Le guerre recenti in cui si sono imbarcati i carrozzieri alla fine hanno fatto perdere lavoro e marginalità».
Va bene, stop ai bellicismi, ma poi come si fa a muoversi tra i lupi?
«Visto che ci muoviamo in un ambiente sociale, rispetto ai lupi noi abbiamo l’arma del dialogo. Da una parte dobbiamo mettere a terra con sincerità tutti i nostri problemi e le nostre criticità e poi dialogare con le controparti per ottenere dei risultati concreti, ma di lungo respiro. Esempio pratico: il muro secco e duro con ANIA non è servito. Meglio incontrarsi e dialogare.
Oggi abbiamo già fatto 3 incontri e abbiamo un calendario di appuntamenti. Abbiamo delle linee guida e cercheremo di portare a casa il massimo per i nostri associati. La squadra lavora unita pur con compiti divisi e specifici per competenze. La squadra lavora per gli interessi nazionali ma dialoga con il territorio».
Fronte ricambio personale: qualcosa di concreto c’è già?
«Sì. Negli ultimi anni ho già lavorato molto sul mio territorio. È un’esperienza personale ma ha funzionato e può essere replicata con successo a livello nazionale. Con i Salesiani e attraverso gli IFTS abbiamo realizzato dei corsi che hanno portato a formare giovani poi inseriti in carrozzeria nel territorio bresciano. Non è un percorso facile, perché bisogna fare dialogare più realtà: l’istituto di formazione, il territorio, la regione e le agenzie del lavoro. A Brescia ci siamo riusciti. Ma come detto servono l’ente per la formazione, la politica, le infrastrutture e le agenzie del lavoro. Ora dobbiamo rendere tutto più facile e replicabile in altre realtà».
I genitori capiscono che la carrozzeria è cambiata?
«Tasto dolente. Le famiglie ma anche i giovani pensano ancora che le carrozzerie siano ambienti sporchi, poco sani e con un lavoro pesante. Invece la carrozzeria ha fatto grandi cambiamenti e oggi sono dei multicenter in cui si fanno tante operazioni di riparazione.
Servono e serviranno sempre di più degli Open Day e delle campagne di informazione per fare toccare con mano la nuova realtà del lavoro in carrozzeria. La carrozzeria oggi offre un lavoro stabile e sicuro che in tempi di Intelligenza Artificiale è tanta roba… Poi nei corsi che abbiamo fatto c’è stato un tasso di frequenza e partecipazione altissimo: vuole dire che se si conosce il lavoro poi lo si apprezza».
Proviamo a fare l’identikit della carrozzeria ideale?
«Difficile rispondere. Anzi, la risposta giusta è che ogni carrozziere deve essere libero di essere l’imprenditore che si sente di essere. Piccolo, grande, convenzionato, non convenzionato.
Per me l’unica cosa importante e fondamentale è che abbia un approccio etico al lavoro a salvaguardia della sua attività e di tutta la categoria. Oggi noi carrozzieri siamo una sorta di garante/fornitore della mobilità. Abbiamo delle responsabilità dirette verso il cliente ma anche verso la collettività, con chi va a lavorare tutte le mattine e con chi accompagna scuola i propri figli».
Un messaggio ai carrozzieri?
«Semplice. Dobbiamo lavorare con serietà e cercare di essere uniti nelle strategie fondamentali per la sostenibilità delle nostre aziende e del comparto. In pochi non si va lontano. Oggi servono legittimazione e consenso. Sono ottimista per il futuro. La categoria sta cambiando mentalità e i giovani daranno un’ulteriore spinta».
a cura di Renato Dainotto - Foto Photo-R
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