Le black box installate sui veicoli Arval favoriscono la velocità di trasmissione delle informazioni e la loro precisione, migliorando il servizio. E con il tool “Arval Active Link” la flotta può essere monitorata in tempo reale, con informazioni e dati profilati in base a chi la utilizza. Abbiamo incontrato Sara Rossi, Business Transformation Support Director di Arval
La telematica è sempre più importante per Arval Italia, e non è un caso che a partire dal 2016 tutte le auto di nuova immatricolazione consegnate da Arval siano state preequipaggiate con una black box. Attualmente sono circa 80.000 le auto dotate di scatola nera su un parco totale di 185.000 veicoli in Italia, ed entro il 2020 tutte le vetture Arval ne saranno provviste. A trarne vantaggio non è solo Arval ma anche le aziende clienti e gli stessi driver: il miglioramento di tutta una serie di processi legati alla gestione di furti, sinistri stradali, controllo del chilometraggio – reso possibile dalle black box – si traduce infatti in servizi più veloci, precisi ed efficienti.
Le informazioni raccolte dalle black box costituiscono inoltre una preziosa risorsa per fleet manager, team manager e driver, e le soluzioni proposte da Arval hanno il valore aggiunto di riuscire a profilare tali informazioni in base a chi le utilizza. Sara Rossi, Business Transformation Support Director di Arval, ci ha spiegato come.
Più veloci, più efficaci
Innanzitutto, è necessaria una premessa sulla proprietà dei molteplici dati e informazioni raccolti dalle scatole nere. Vi è una serie di dati – come il chilometraggio del veicolo, gli alert di furto o di eventuali sinistri – che sono di pertinenza del proprietario dei veicoli (in questo caso Arval) e che non vanno a toccare la privacy del driver. Tali dati sono stati da sempre raccolti “manualmente” da Arval attraverso i report dei riparatori del network (tenuti a comunicare il chilometraggio a ogni ingresso), attraverso le denunce dei sinistri e dei furti o le eventuali sanzioni inviate dalle forze dell’ordine. L’introduzione delle black box consente sostanzialmente di “digitalizzare” questi processi, senza tuttavia rinunciare alla “controprova” fornita con modalità tradizionali: report e denunce continuano infatti ad essere raccolti, ma la segnalazione istantanea fornita dalla scatola nera consente di velocizzare tutto l’iter e aumentare precisione ed efficienza, ripagando l’investimento sostenuto da Arval per equipaggiare i veicoli. Il chilometraggio di ogni veicolo, ad esempio, viene recuperato e inserito a sistema settimanalmente, senza la necessità di attendere un report dall’officina; ciò consente un monitoraggio più preciso delle soglie chilometriche, così da suggerire al cliente la soluzione contrattuale più adatta alle sue necessità. In caso di furto, invece, “una volta ricevuta la denuncia da parte del driver, Arval potrà attivare la localizzazione del mezzo per poi provvedere al recupero del veicolo con il supporto della centrale operativa”, spiega Sara Rossi.
Tempi ridotti, dunque, e maggiore efficacia: “La percentuale di recupero dei mezzi rubati è aumentata del 10% grazie al prequipaggiamento con le black box”, aggiunge Rossi. Stesso discorso in caso di sinistro: la scatola nera supporta il perito nel suo lavoro, fornendo dati precisi e consentendo anche di difendersi da eventuali tentativi di frode della controparte. In futuro anche gli ingressi in officina, i tempi di fermo e la restituzione del veicolo potrebbero essere potenzialmente monitorati in tempo reale, attivando in anticipo una serie di azioni per velocizzare i processi (come il rientro dell’auto sostitutiva). La telematica favorisce dunque la velocità di trasmissione delle informazioni e la loro precisione, con molteplici vantaggi. Fin qui si è parlato di dati, la cui raccolta genera ripercussioni positive sul servizio offerto da Arval. C’è tuttavia uno step successivo che la telematica di Arval rende possibile.
Arval Active Link
Le black box sono in grado di raccogliere molti dati preziosi per le aziende clienti di Arval: consumi delle vetture, percorsi effettuati, “stato di salute” dell’auto, manutenzioni, sinistrosità, stile di guida. Dati che, presi singolarmente o aggregati tra loro, possono essere utili non solo ai fleet manager preposti al controllo “fisico” della flotta ma anche al management dell’azienda, ad esempio i vari responsabili di area per monitorare i loro collaboratori. Il prodotto “Arval Active Link”, che deve essere sottoscritto dal cliente ed è costituito da un portale e un’app dedicati, mette a disposizione delle aziende tali dati (previa presenza di accordo sindacale). Va subito precisato che i dati vengono trasmessi direttamente al cliente e sono di sua esclusiva proprietà; Arval si limita solamente a fornire il servizio e ad attivare la black box preinstallata “dormiente” per trasmettere questa tipologia di informazioni. Questo tool, sviluppato al proprio interno da Arval, permette di monitorare la flotta in tempo reale visualizzando la dashboard e la reportistica relativa a ciascun veicolo componente la flotta, il dettaglio dei singoli viaggi percorsi ad uso professionale e lo stile di guida di ciascun driver.
Informazioni su misura
A contraddistinguere Arval Active Link, differenziandolo da altre soluzioni, è la possibilità di profilare le informazioni in base all’utente: fleet manager, line manager o driver. Ciò consente di differenziare l’accesso alle informazioni e la loro tipologia: un fleet manager, ad esempio, non necessariamente è tenuto a conoscere i tragitti di un manager e del suo team; allo stesso tempo, il team manager può non essere tenuto a sapere gli spostamenti di un collega e dei suoi collaboratori, oppure i tragitti effettuati fuori dell’orario lavorativo. Il tool consente di definire con precisione tutte queste opzioni e di “tagliare” le informazioni in base ai profili: sarà l’amministratore del sistema, nominato al momento dell’attivazione, a definire i vari ruoli e la visibilità delle informazioni, assegnando a ciascun profilo le varie targhe dei veicoli. Massima attenzione anche al driver, che resta l’attore principale del prodotto Arval Active Link. Il driver può qualificare i suoi spostamenti attivando la modalità professionale (che consente solamente ai profili predefiniti di accedere alle informazioni) oppure la modalità privata, che esclude i vari profili e può essere attivata direttamente tramite app durante i vari spostamenti personali (in pausa pranzo, fuori dell’orario di lavoro, nei weekend eccetera). Tutto questo consente dunque di definire con precisione e correttezza “chi può accedere a quali informazioni”. “Il nostro prodotto è l’unico che consente di differenziare e canalizzare i dati raccolti dalla black-box a seconda dei profili definiti – spiega Rossi – Quello della gestione e della proprietà dei dati è un tema sempre più importante e la nostra soluzione consente alle aziende di operare al meglio, facilitando la validazione degli accordi sindacali”.
Oltre a visualizzare i propri tragitti, consumi e stile di guida, il driver può inoltre accedere tramite l’app ai vari servizi di assistenza offerti da Arval. L’Italia è stato il primo Paese dove è stato lanciato Arval Active Link, a gennaio 2016, seguito da Francia, Spagna e UK e prossimamente anche negli altri Paesi europei.
“Il 2018 rappresenterà un anno di ulteriore consolidamento del prodotto. Il nostro obiettivo sarà quello di percepire i bisogni dei clienti creando i presupposti per nuovi sviluppi”.
Sara Rossi, Business Transformation Support Director di Arval
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