Michela Cagliani stupisce dal primo secondo dell’intervista. Tra i suoi compiti c’è il colore e di colore vive. Di solito le persone che lavorano con il colore vestono grigio, marrone, nero e addirittura si creano il blu scuro personalizzato (Giorgio Armani). Persino uno dei mentori nel passato di Michela, italiano, grande esperto di colore e con una carriera in una delle più importanti multinazionali del settore, si è sempre fatto ritrarre monocromatico. Michela, invece, per la nostra intervista si presenta con una vera esplosione di colore, con la solarità tipica di noi italiani, a cui il destino ha regalato un mondo saturo di colori. Poi, dopo l’impatto cromatico, Michela Cagliani stupisce di nuovo per come risponde alle domande, senza trincerarsi dietro tecnicismi, ma facendo comprendere facilmente ogni aspetto del suo lavoro che invece semplice non è per niente. Un altro aspetto molto italiano, l’empatia con l’interlocutore. Una dote che sicuramente avrà effetti molto positivi sul team con cui deve lavorare ogni giorno per offrire alle carrozzerie nuovi prodotti sempre più performanti ma anche facili da applicare.
Michela, come si diventa Direttore Tecnico di una azienda di vernici?
«Studiando, lavorando e faticando. Sembra banale, ma è così. Mi piace soprattutto ricordare gli inizi negli anni 90 presso un piccolo produttore di vernici per industria a Monza. In questa azienda ho lavorato due anni e sono stati importantissimi. Nelle piccole aziende non c’è una struttura con tutte le soluzioni e opportunità a portata di mano: spesso le soluzioni le devi trovare da sola. Questo mi ha permesso di accumulare una grande competenza trasversale anche oltre i miei incarichi principali. Per dirla semplice, in realtà come queste ti svegli… diventi una persona che risolve i problemi, che non aspetta…».
Poi però ha avuto una carriera importante con un grande player…
«Sì, sono entrata in MaxMeyer come tecnico di laboratorio e in pochi anni sono diventata responsabile del laboratorio prodotti all’acqua. Ho avuto la fortuna di potermi dedicare alla formulazione di sistemi tintometrici all’acqua e a solvente sia nel settore della carrozzeria che in quello dell’industria leggera. Un lavoro impegnativo ma che permette di costruirsi un bagaglio di competenze, oltre alla soddisfazione personale, dato che i sistemi realizzati hanno avuto un successo enorme sul mercato. Sono poi entrata a far parte di una multinazionale dove ho ricoperto diversi ruoli tra cui quello di direttore tecnico europeo nel settore del car refinishing. Esperienza importante per l’accesso a culture e metodi di lavoro internazionali. E’ poi arrivata questa opportunità e ho deciso di trasferirmi sul Lago d’Iseo e lavorare in Palini. Un’azienda italiana. Uno dei punti di forza di una azienda come Palini è la dimensione che facilita la focalizzazione di tutte le risorse aziendali sulla soddisfazione dei clienti».
Palini: come vedeva questo marchio da fuori?
«Ho sempre avuto simpatia per questo marchio italiano, riconoscendo, alla gamma Palinal, prodotti di qualità e una tecnologia moderna. Forse era destino».
Che cosa ha trovato in questa “famiglia” e come l’hanno accolta?
«L’accoglienza è stata ottima, più di quanto mi aspettassi. Più importante però, per il lavoro, è quello che ho trovato. Prima di tutto un team di professionisti competenti e motivati, con cui sono subito entrata in sintonia e con cui lavoro molto bene. Poi un’azienda moderna, con le risorse e le strutture necessarie per fare un ottimo lavoro e garantire una gamma prodotti di qualità».
Nella sua carriera ha visto i cambiamenti del refinish: oggi cosa non può mancare in carrozzeria?
«Io amo la tecnologia e la carrozzeria. Oggi credo che sia importante per il carrozziere digitalizzare il processo del colore. Ancora oggi ci sono tante carrozzerie prive dello spettrofotometro. Ecco, credo che si debba spingere sulla diffusione di questa risorsa.
A Francoforte abbiamo lanciato il nostro nuovo spettrofotometro con lettura 5 angoli e fotocamera a colori per la valutazione della grana, ma facile da usare. Il nostro impegno è anche questo: dare risposte, prodotti e attrezzature semplici. Lo spettro non dovrà mancare nelle carrozzerie del futuro anche per attrarre i giovani che vivono di elettronica. Il tintometro automatico lo vedo utile per chi produce volumi significativi di tinte pronte».
Se io fossi un carrozziere perché dovrei scegliere Palinal?
«Ovviamente per la qualità e la tecnologia, ma attenzione a quanto ho appena detto: la semplicità è un valore aggiunto, ancora di più in questi tempi di difficile reperibilità di personale esperto. Semplicità e facilità aiutano a non commettere errori, perché gli errori costano… Il carrozziere deve valutare anche questi aspetti magari meno evidenti ma strategici».
Prodotti sostenibili: vedremo delle novità?
«Il futuro è questo, abbiamo già in gamma molti prodotti che aiutano in questa direzione e stiamo lavorando a delle novità sia sui prodotti ma anche sulla selezione delle materie prime e sul processo produttivo».
Come vede il futuro del settore nei prossimi 10 anni?
«Innanzitutto spero di vedere più ottimismo e più giovani in carrozzeria. Spero si riesca a mantenere alta la bandiera della qualità della finitura nonostante le pressioni sui costi. Dal punto di vista tecnologico abbiamo raggiunto traguardi importanti ma c’è ancora spazio per l’innovazione e il miglioramento continuo».
a cura di Renato Dainotto - Foto Photo-R
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