IL PREZZO DELL’ENERGIA È L’INCOGNITA DEL 2022

Il mercato dell’energia può trasformarsi in un grande problema per le carrozzerie. Il mercato dell’energia è per definizione soggetto a forti oscillazioni dei prezzi, spesso impennate improvvise che poi calano progressivamente. Tuttavia, dallo scorso agosto, si sta assistendo a una crescita dei prezzi sia di gas naturale sia di energia elettrica che è legata a nuovi temi economici e che potrebbe essere destinata a crescere ancora e per molto tempo. In questo momento l’Europa e l’Italia sono alle prese con una decisa diminuzione delle forniture di energia. Questo provoca un aumento dei prezzi che a sua volta provoca una spinta al rialzo della curva dell’inflazione. Se tutto questo resta in un range definito ripresa e investimenti non sono a rischio, ma se i parametri sialzano troppo in fretta si potrebbe arrivare a una crisi energetica. Tra l’altro tutto questo è anche nelle mani di madre natura: un inverno molto rigido e lungo potrebbe essere la scintilla deflagatoria della crisi.

PERCHÉ IL PREZZO DELL’ENERGIA È IN AUMENTO

L’energia costa in qualsiasi sua declinazione. Il gas naturale su cui si reggono molti asset energetici europei sta crescendo rapidamente anche sulla scia di quanto accaduto in Asia dove il costo dell’energia è quadruplicato dal 2019. Uno potrebbe pensare: “costa in Asia, ma qui siamo in Europa…”. Certo, tuttavia il mercato oggi è globale e chi vende energia punta al guadagnare e vende dove guadagna di più. L’Asia, anzi la Cina, ha una domanda di metano liquido crescita del 25% nei primi 6 mesi del 2021. Quindi gli aumenti asiatici arriveranno anche in Europa. Gli ultimi 12 mesi sono stati anche climaticamente difficili in entrambi gli emisferi con inverni rigidi ed estate calde: maggiore consumo di energia per riscaldare e condizionare gli ambienti. L’eolico in Europa negli ultimi sei mesi ha prodotto poco (mancanza di vento) portando a una domanda maggiore di gas e carbone per produrre energia elettrica. Poi dopo le due ondate di Covid oggi siamo in una fase di ripresa con elevati consumi energetici da parte dell’industria. Infine l’Europa dipende molto dal gas Russo e Gazprom non ha garantito maggiori forniture di quelle previste e ha ridotto le sue scorte in Europa. Sulle forniture invernali pesano le incertezze sul gasdotto “Nord Stream 2” e su quanto gas verrà iniettato verso l’Europa da questa nuova arteria che passa da Mar Baltico. Infine ci sono le politiche sul clima. In Europa fabbriche e centrali elettriche devono rispettare delle quote di emissioni da compensare anche acquistando crediti all’asta. Crediti i cui prezzi stanno crescendo velocemente. Un altro costo che poi viene scaricato in bolletta in quota energia. Tutto questo ha fatto svuotare rapidamente le scorte tecniche europee nell’intento di rallentare la crescita del costo energia, ma dalla fine dell’estate sul fronte prezzi siamo alla resa dei conti.

QUANTO AUMENTERÀ IL COSTO DEL METANO IN ITALIA?

Per rispondere a questa domanda usiamo due parametri facili da comprendere. Prima di tutto il costo alla pompa del metano gassoso per autotrazione. Per anni fermo a 0,95 euro per kg in pochi mesi è arrivato a toccare e in certe aree a superare i 2 euro per kg. Costi raddoppiati per chi si affida al metano gassoso per le consegne. Bollette del gas per utente medio in Italia. Nel gennaio 2019 il costo medio per metro cubo era pari a 84 centesimi che oggi nell’ottobre 2021 è arrivato a 96 centesimi di euro. Sembra poco in realtà è molto di più perché per cercare di gestire la crescita del prezzo e frenare l’inflazione il prezzo è stato calmierato riducendo le imposte e gli oneri per gestione sistema distribuzione. Il costo netto del gas materia prima è passato da 37 centesimi del 2019 a 58 centesimi di questo autunno 2021, oltre il doppio… come alla pompa per l’autotrazione.

IL NODO DEL CARBONE

In Italia c’è anche il problema della transizione energetica delle centrali a carbone ancora in esercizio: Monfalcone (GO), Fusina (VE), La Spezia, Civitavecchia, Brindisi, Fiumesanto (SS) e Portoscuso (SU). Queste centrali, alcune anche ferme, dovrebbero essere riconvertite nei prossimi anni. Il Governo italiano parla di riconversione entro il 2030 (la Germania punta al 2038 per i suoi impianti). L’idea è di trasformarle in centrali a turbogas. Quindi sostituire un combustibile fossile con un altro fossile: cosa che migliora le emissioni ma non risolve il problema. E ci renderebbe ancora più dipendenti dal gas. In più essendo queste centrali ferme o al minimo produttivo, il passaggio al turbogas le riporterebbe a piena potenza con emissioni anche triplicate cosa che trova l’ostilità delle amministrazioni locali. Come sta accadendo a Monfalcone. Insomma il percorso non è privo di ostacoli e possibili rallentamenti. Intanto il tempo passa e il clima è sempre più imprevedibile e influisce sui consumi da una parte e sull’intabilità di produzione dall’altra per le fonti rinnovabili.

I RISCHI CHE PORTA IL GENERALE INVERNO

Se il prossimo inverno fosse particolarmente rigido le riserve europee di gas naturale potrebbero non essere sufficienti a tenere sotto controllo la domanda e a quel punto il costo dell’energia oltre che del riscaldamento potrebbe raggiungere livelli mai visti. Con l’effetto di vedere le grandi industrie costrette a rallentare la produzione o a fermarla in attesa di costi inferiori con un impatto sull’occupazione e sulla crescita economica. Tutta la partita a quel punto potrebbe essere in mano alla Russia che potrebbe far leva sull’Europa per consegnare più gas attraverso il nuovo gasdotto non ancora omologato dall’Europa per i requisiti sul rischio monopolio. Poi c’è la preoccupante instabilità dell’area legata alla Bilorussia che minaccia di ridurre le forniture di gas verso l’Europa. Il Cremlino rassicura affermando di essere in grado di compensare ma questa appare più un’affermazione diplomatica che tecnica. Se la Bilorussia dovesse chiudere i rubinetti per l’Europa sarebbe difficile evitare una crisi energetica.

E LE CARROZZERIE: CHE CONSEGUENZE HA L’AUMENTO DEL PREZZO DEL METANO

Veniamo alle carrozzerie. I sistemi di essicazione delle cabine e dei piani aspiranti sono per lo più alimentati a energia elettrica o a gas naturale. La crescita del costo del gas potrebbe portare a costi doppi se non tripli in bolletta. Allora che fare? Poco in realtà. Tuttavia eliminare gli sprechi con attrezzature più moderne e performanti e passare a cicli più sostenibili con una minore richiesta di energia per effettuare le riparazioni. Poi magari sfruttare tutti gli incentivi per passare a nuove attrezzature più ecologiche. Infine anche ipotizzare l’installazione di un tetto solare per ridurre il costo della bolletta, soprattutto se si usa molta energia elettrica per le attrezzature.

COSTO ENERGIA ELETTRICA IN EUROPA

Serbia 234,06
Svizzera 228,37
Spagna 226,15
Portogallo 226,15
Italia 224,42
Romania 223,43
Ungheria 222,94
Slovenia 222,26
Austria 213,56
Grecia 205,60
Francia 204,45
Belgio 174,37
Olanda 156,69
Germania 143,84
Polonia 115,79
Costo medio in euro per megawattora