Abbiamo raggiunto al telefono Giuseppe Calì, presidente nazionale di CNA Gommisti, che nei giorni scorsi era intervenuto a Rai Radio 1 per parlare di pneumatici e possibili truffe online. L’allarme lanciato da Giuseppe riguarda la concorrenza sleale e spietata messa in atto da alcuni siti internet, dietro alla quale si nasconderebbe l’evasione dell’IVA e addirittura del contributo ambientale PFU, destinato a coprire i costi di trattamento e smaltimento degli pneumatici a fine vita.
“Il mio obiettivo è chiaramente quello di tutelare la categoria dei gommisti, alla quale appartengo, perché ci troviamo spesso a dover subire questo tipo di concorrenza; quando io per esempio vendo un pneumatico a 122 euro e il cliente può comprarlo a 100 euro perché in probabile evasione IVA, le realtà professionali e oneste come la mia si trovano in forte difficoltà. Rischiamo di venir tagliati fuori dal mercato”.
Tutto è partito da un’operazione della Guardia di Finanzia che nei mesi scorsi ha fatto chiudere alcuni siti on-line sospettati di evadere imposte e contributi. Ma come fanno ad eludere le norme tributarie?
“Alcuni di questi sono operatori intracomunitari che vendono al dettaglio da un Paese appartenente alla Comunità Europea, facendo affidamento sulla disciplina IVA in vigore dal 1972, la quale permette il libero passaggio delle merci all’interno del Mercato Unico. In questo caso il pagamento dell’IVA non avviene in fase di acquisto, ma resta a carico del cliente che dovrebbe versarla successivamente, direttamente nel Paese di destinazione. Ovviamente questa cosa non avviene mai perché, nonostante ci sia un pagamento tracciato, sia gli pneumatici che l’automobilista privato restano invisibili agli occhi del fisco italiano”.
Com’è possibile questo vuoto normativo?
“La norma è stata studiata per lo scambio di merci e servizi tra operatori professionisti, dotati quindi di partita IVA. Anche in questo caso la vendita avviene in esenzione IVA perché poi, successivamente, l’acquirente regolarizza la sua posizione tramite autofattura e può portare in detrazione la spesa. L’utente privato non può usufruire di questo vantaggio, meglio quindi risparmiare l’IVA non dichiarando l’acquisto”.
Nella sua esperienza di gommista è mai capitato che un cliente contesti il prezzo delle gomme, facendo riferimento a un’offerta online più bassa?
“Certamente, mi capita anche di dover sopportare chi controlla sul telefonino proprio mentre io sto facendo il prezzo. Provo sempre a spiegare le mie ragioni, facendogli capire che sta incappando in un incauto acquisto, con tutte le conseguenze normative e giuridiche che potrebbe comportare, ma il più delle volte gli conviene far finta di non capire”.
Ci sono anche venditori seri online?
“Assolutamente sì, non bisogna demonizzare tutta la categoria; c’è da dire però che nel caso di uno pneumatico la consulenza e il servizio forniti da un professionista restano un valore aggiunto che internet non offre”.
Oltre alle questioni fiscali, importare pneumatici di dubbia provenienza potrebbe avere ripercussioni anche sulla sicurezza stradale?
“Mi vengono in mente due aspetti, il primo riguarda la mescola che potrebbe non essere quella corretta per il mercato di destinazione; la seconda è che questi pneumatici non sono coperti da garanzia nazionale, per cui in caso di carcassa difettosa, o altre difformità, non può essere la rete dei gommisti italiani a risponderne”.
Giuseppe ci mette in guardia anche dalla minaccia ambientale che si cela dietro all’evasione del contributo PFU:
“c’è infatti un’eccedenza di pneumatici ritirati in attesa di essere smaltiti. La cosa assurda è che a farne le spese siamo anche noi operatori onesti, perché non sempre riusciamo ad usufruire di un servizio di ritiro e smaltimento puntuale da parte dei consorzi, con ritardi che possono arrivare anche a parecchi mesi. La norma infatti prevede che in un dato anno solare si possa ritirare una quantità di pneumatici fuori uso proporzionale alla quantità di pneumatici venduti l’anno precedente. Ma se questo dato di vendita non è veritiero, a causa proprio di questi prodotti entrati illegalmente nel nostro mercato, c’è il rischio che alla fine vengano smaltiti in maniera illegale, con inevitabili ripercussioni ambientali importanti”.
Come e chi dovrebbe intervenire per risolvere questa situazione?
“E’ necessario intervenire su più fronti: quello fiscale ovviamente, che dovrebbe valutare la possibilità di pagare l’IVA sempre in fase di acquisto, anche se il venditore opera da un Paese intracomunitario. E poi bisognerebbe introdurre una norma per la tracciabilità degli pneumatici, così che ogni gomma sia riconducibile a un singolo cittadino e a un singolo veicolo.
a cura di Simone La Rocca
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