Il 1978 è stato un anno ricco di avvenimenti: Aldo Moro assassinato, la prima mail di spam, la prima puntata di Dallas e Giovanni Paolo II diventato Pontefice sono solo alcuni degli eventi accaduti in quei dodici mesi. In casa Fiat, il 1978 rappresenta l’anno della presentazione al pubblico dell’erede della 128, che è stata la prima auto italiana a potere essere definita davvero moderna e globale: la Ritmo.
DEBUTTO IN SALITA
Non è un’impresa semplice, perché la 128 è stata in qualche maniera una pietra miliare nell’universo a quattro ruote: basti pensare che i tedeschi di Volkswagen, per creare il loro mostro sacro Golf, hanno fatto a pezzi proprio una vettura di Torino per copiarne i pregi e le soluzioni tecniche. Al Centro stile Fiat avevano capito benissimo il problema e decisero di puntare su un design ben riconoscibile, unito a una grande abitabilità. Il design della nuova berlina fu impostato in modo che lo stile fosse diretto a risolvere aspetti della funzionalità e ad essere comunque subito riconoscibile: vennero adottati, per esempio, per la prima volta i paraurti in plastica integrati nel design dell’auto e, grazie all’utilizzo della galleria del vento, tutto venne ottimizzato per ottenere un Cx basso. Furono provate numerose soluzioni del frontale per arrivare alla forma definitiva, che si distinse per il notevole arrotondamento della linea; sulla parte posteriore del padiglione fu aggiunto uno spoiler e vennero studiate diverse inclinazioni del parabrezza. Inoltre, furono operati altri interventi sul paraurti anteriore (dotato di uno spoiler inferiore) e sul frontale, arricchito di prese d’aria: risultato finale Cx 0,38, un valore di riferimento per la categoria.
IMPORTANTE L’ERGONOMIA
Anche allo studio degli interni vennero dedicate molte energie, poiché era stato calcolato che mediamente l’automobilista trascorreva in auto circa tre ore al giorno: la vettura assumeva quindi la funzione di seconda abitazione. I progettisti intesero dare all’abitacolo della Ritmo tutte quelle caratteristiche adatte a soddisfare le esigenze di chi cercava in un ambiente di lavoro ottime qualità a livello di illuminazione, regime acustico, colore e climatizzazione. Vennero usate nuove tecnologie per studiare le vibrazioni della scocca e il propagarsi delle onde sonore in abitacolo, i punti d’attacco delle sospensioni e del gruppo motore-cambio vennero posizionati nei punti in cui non potessero trasmettere vibrazioni e calore in abitacolo e vennero utilizzati numerosi pannelli fonoassorbenti. In questo modo la Ritmo si collocava su una posizione di assoluto rilievo in tema di silenziosità di marcia. In particolare, il risultato ottenuto nel campo delle basse frequenze fece sì che sulle percorrenze medio-lunghe il senso di affaticamento fosse decisamente contenuto. Anche le vernici e i tessuti impiegati per la Ritmo furono il frutto di un’accurata indagine preventiva, tesa a stabilire sia la qualità dei materiali sia a garantire un buon livello estetico degli abbinamenti finali. La nuova gamma cromatica esterni-interni ebbe come obiettivo di evidenziare, nel modo più armonico ed elegante possibile, le nuove forme e i nuovi volumi scelti per la berlina.
MECCANICA DELLA 128ù
A livello tecnico, invece, gli elementi base del progetto Ritmo erano incentrati sull’affidabilità, che doveva garantire all’utente l’assenza di inconvenienti gravi per almeno 100mila chilometri: per questo motivo si scelse come punto di partenza la meccanica della Fiat 128, già collaudata e affidabilissima. I tecnici si concentrarono sui principali organi di usura: frizione, cambio, freni, pneumatici e anche sull’impianto elettrico, che poté godere di migliorie qualitative grazie all’adozione del sistema a centralina con cavi modulari. I motori spaziano da un 1.050 cc con 60 cv fino a un 2.000 bialbero con 130 cv, passando per un turbodiesel con 80 cv. Con 45 candeline da soffiare sulla torta, ancora oggi la Fiat Ritmo rappresenta un’auto storica valida e piacevole da collezionare. In qualità di Esperto di Veicoli d’Epoca vi consiglio le versioni da tenere nel mirino: sicuramente un esemplare di prima serie, la più iconica; anche una cabrio Made by Bertone non è da lasciarsela sfuggire. Se amate la sportività, poi, la Ritmo 130 TC firmata Abarth è ciò che fa per voi.
LA DIESEL PER TUTTI
Alla Ritmo vanno riconosciuti tanti primati, tra cui avere dato agli italiani la prima vettura diesel di massa firmata Fiat. Nel 1980 infatti compare a listino la Ritmo Diesel (prezzo da 6.915.000 lire). Cilindrata di 1.714 cc per una potenza di 55 cavalli, più che sufficienti per fare raggiungere all’auto 140 km/h. Poca potenza? Ci pensa Fiat a colmare il buco con il lancio nel 1986 della Ritmo Turbodiesel con il motore da 1.929 cc con potenza di 80 CV. Così la compatta Fiat guadagna prestazioni sportive: la velocità massima dichiarata è di 170 km/h.
INVENTIVA ITALIANA
Tra le tante chicche della Ritmo va assolutamente ricordata la versione Energy Saving del 1982. Una versione finalizzata alla riduzione del consumo di carburante con il motore della Ritmo 60, aumentato nel rapporto di compressione abbinato all’accensione elettronica con variazione automatica dell’anticipo. Il carburatore del motore usa anche una farfalla cut off che taglia il carburante in fase di rilascio, nella strumentazione compare uno strumento che aiuta in tempo reale il guidatore a monitorare la richiesta di benzina, la carrozzeria ha l’aerodinamica ottimizzata con coppe ruota specifiche, deflettori ai vetri e spoiler al lunotto.
a cura di Federico Lanfranchi - Foto Photo-R
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