Europa: si inizia a RAGIONARE?

Il 25 settembre 2023 può essere considerata una data storica, a tutti gli effetti, per l’industria dell’auto. Il Consiglio dell’Unione Europea sotto a guida spagnola al fine di fornire agli operatori economici chiarezza e certezza giuridica allenta la stretta Euro 7 per i motori a combustione e dilata i tempi di applicazione. Tradotto in soldoni i costruttori non dovranno adeguare i motori delle auto a metà 2025 e a metà 2027 peri camion. I Ventisette hanno approvato una dilazione di 24 mesi per le auto e di 48 mesi per i camion. Inoltre è stato approvato che non verranno modificati gli attuali standard di prova per l’omologazione Euro 6 per auto e furgoni. Quindi sono stati accantonati i parametri tecnici aggiuntivi legati alle emissioni di pneumatici e freni. Cosa sta succedendo.

COSA CAMBIA?

Succede che finalmente la politica europea sta iniziando ad ascoltare le grida di aiuto di un’industria portante per il continente sia per volumi economici sia per occupazione. L’opposizione dei paesi contrari all’Euro 7, ritenuto dai costruttori troppo rigida e costosa da rispettare, e con pochi benefici ambientali è stata ascoltata anche probabilmente alla luce dell’ormai imminente invasione di veicoli elettrici dalla Cina. Nella giornata di consiglio si è anche discusso di carburanti sintentici e biologici: ci sono forti spinte che vorrebbero consentire l’uso di questi combustibili dopo il 2035 come alternativa alla trazione full elettric. Lo stesso regolamento Euro 7 in base a quanto deciso ieri potrebbe essere modificato proprio tenendo conto dell’uso dei carburanti sintetici e biologici.

GLI ATTIVISTI

Francia, Italia e Repubblica Ceca sono le nazioni che più hanno spinto per questo risultato. Un risultato che oggi non mette in discussione la necessaria tutela dell’ambiente ma che vuole mette in sicurezza l’industria dell’auto europea e l’occupazione ad essa collegata. La filiera italiana dei motori endotermici coinvolge in Italia oltre 500 aziende e muove un fatturato annuo di oltre 4 miliardi di euro.

a cura di Renato Dainotto