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Editoriale: le due facce della Germania. E la crisi italiana

Automechanika a Francoforte ha appena chiuso e lascia qualche riflessione importante. La grande kermesse dell’autoriparazione, in questa edizione, è stata molto richiesta dagli operatori, persino nel mondo della carrozzeria che solitamente non è molto presente: complice il lancio dell’automazione del colore quest’anno sono state tante le aziende che hanno scelto il palcoscenico sulle sponde del fiume Meno. Tutto questo, mentre in Germania l’economia sta attraversando una bufera. Nel settore automotive è da agosto che tiene banco la notizia di Volkswagen che vuole chiudere lo stabilimento di Bruxelles e lasciare a casa 3.000 dipendenti. Stabilimento in cui si fabbricavano Audi elettriche che non hanno avuto il successo desiderato. Stabilimento che potrebbe essere ceduto a un produttore asiatico… uno dei tanti marchi del Dragone che vogliono conquistare l’Europa. Nel frattempo, lo scorso 20 maggio sempre Audi ha firmato un accordo con la cinese SAIC per dei modelli di massa per il mercato cinese (addio Europa, che vuole le elettriche tout court, e avanti tutta in Cina…). Sempre in Germania gli effetti del caro energia, rispetto a prima del conflitto Ucraina-Russia, si stanno facendo sentire nelle casse dello Stato. In questo momento turbolento arriva un’altra notizia importante: Unicredit ha comprato una quota del 4,5% di Commerzbank per 702 milioni di euro. Una mossa che vede la sua partecipazione, nella seconda banca tedesca, salire al 9%. Operazione per niente gradita in Germania, con i sindacati di nuovo in trincea: il sindacato Ver.Di ha apertamente chiesto al Governo tedesco di impedire l’acquisto di Commerzbank da parte di Unicredit, ritenendola un’operazione poco sicura per il futuro della finanza germanica, alludendo a quanto accadde nel 2005 con un’operazione simile di Unicredit sulla banca Hypovereinsbank. Operazione molto criticata ai tempi. I guai sono solo tedeschi? Per niente. La politica green europea ha messo in scacco tutti i costruttori principali con cuore e testa europea: Stellantis è alle prese con la campagna richiami per l’airbag e i problemi tecnici al motore PureTech. Non bastasse, negli USA, alcuni azionisti hanno citato l’azienda, il suo Amministratore Delegato Carlos Tavares e la Direttrice finanziaria Natalie Knigh per avere occultato dati negativi. In Italia molti stabilimenti sono fermi e il Governo fatica a trovare nuovi investitori che possano portare produzione nella nostra penisola. In tutto questo bailamme una sola cosa ci fa stare sereni: il post vendita funziona e traina il comparto. La riparazione sta attraversando un momento positivo. Complice anche il Green Deal: sono tanti ormai gli automobilisti che rinunciano a un’auto nuova e tengono in forma la propria. Sono anche tanti gli utenti che si rivolgono al mercato dell’usato, dove termico e microibrido la fanno da padrone. Ecco, non ci vuole un master universitario per capire che l’utente vuole il termico ibrido e che l’elettrico non è pronto tranne che per l’uso urbano. Per finire, i cinesi: ci vogliono invadere con l’elettrico? Beh, state tranquilli, hanno recuperato il gap tecnico sul termico e ora affilano le armi con l’ibrido… Saremmo ancora in tempo per rimettere le cose a posto. La prossima Commissione Europea vorrà farlo?

Notizie delle ultime ore vedono Stellantis prossima ad affrontare un importante sciopero che dovrebbe coinvolgere anche la filiera, i fornitori. I sindacati si sono accorti (finalmente?) della grave situazione del comparto dilaniato da cassa integrazione, contratti di solidarietà e possibili licenziamenti. Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm chiedono ai lavoratori di scioperare per otto ore il prossimo 18 ottobre, come forma di protesta contro la “grave situazione di difficoltà” degli impianti. Siccome siamo in Italia e nonostante l’evidenza della grave situazione legata alla produzione di automobili nelle fabbriche italiane, non manca un pizzico di caos: Associazione Quadri, Fismic Confsal e Uglm, sempre il 18 ottobre, saranno protagonisti di una differente protesta. Intanto si inizia a parlare di successione per Tavares

a cura di Renato Dainotto

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