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Editoriale: i NODI vengono al pettine. Molti ne arriveranno nel 2025

Quanta saggezza nei detti popolari! Green Deal… il pettine si inceppa sempre più spesso. Passo indietro. Germania, produzione industriale crollata trascinata dalla crisi dell’auto. Volkswagen pronta a chiudere due o tre impianti… minaccia ritirata grazie all’intervento del Governo, che con le elezioni alle porte non si poteva permettere un evento di tale portata. Poi vedremo dopo le elezioni… Stellantis fredda il management e riparte dai pilastri: si torna a chiedere più libertà per il termico e a produrre termico… La Presidente della Commissione, pur con le orecchie dure, alla fine ha dovuto avviare un “dialogo strategico” con i costruttori europei (Stellantis però si è defilata) e il 5 marzo la Commissione dovrebbe presentare un piano di “rilancio” (sarebbe meglio usare il termine rianimazione). Parola di Ursula von der Leyen: «La storia delle automobili è stata scritta in Europa. Il suo futuro deve continuare a essere costruito in Europa». Prime indiscrezioni parlano di spostare le multe sulle emissioni di CO2, di consentire la vendita delle vetture plug-in dopo il 2035 (sono meno efficienti delle full hybrid, ma che ne sanno?). La verità è che serve una vera apertura alla ricerca di un green sostenibile sia per i costruttori sia per i consumatori. In questi 10 anni in cui i grandi Gruppi europei hanno buttato enormi risorse nell’elettrico i cinesi hanno guidato questa fascia di mercato e chiuso il gap con il motore termico (nel mondo il termico si vende e si venderà). I nostri dazi verso le auto cinesi servono a niente. Il 2 aprile potrebbero partire i dazi USA per le importazioni di auto europee negli USA (altra botta per Mercedes, Volkswagen, Audi e BMW). Il 5 marzo la politica europea avrà il coraggio di dire abbiamo sbagliato? Non credo. La battaglia per salvare l’auto europea è appena iniziata…
Altro nodo. Le assicurazioni sono peggio degli agricoltori (se lo dico io che sono anche un viticoltore potete crederci): si lamentano sempre. Danno medio in crescita, marginalità in riduzione, burocrazia onerosa, troppe truffe… poi una mattina ti alzi e scopri che BPER mette sul piatto 4,3 miliardi di euro per “mangiare” Banca Popolare di Sondrio. Obiettivo, la nascita di un Gruppo con 6 milioni di clienti, 2.000 filiali e utile da oltre 2 miliardi nel 2027. E Unipol pronta a salire oltre il 20% di BPER. E siccome all’Europa piacciono i grandi Gruppi, l’ok della BCE non sembra un ostacolo. Dietro questa OPS, amichevole ma non concordata in corso a Piazza Affari, c’è dunque Unipol con Carlo Cimbri. Insomma, tra una lagna e l’altra Unipol entra sempre di più nel settore delle banche… Il dubbio di questa operazione è il territorio. Le banche popolari hanno sempre avuto un forte legame con il territorio e le PMI presenti. A un grande Gruppo quanto importerà del piccolo imprenditore? Ecco, il 2025 è partito pieno di nodi al pettine e sicuramente questo è solo l’inizio…

a cura di Renato Dainotto