Attualità

Dazi per l’importazione in Europa delle elettriche cinesi: funzioneranno?

La UE usa improvvisamente le manieri forti sul tema auto cinesi. Ecco che arrivano, anzi dovrebbero arrivare dal 4 luglio, i nuovi dazi per le auto importate dalla Cina che salirebbero dall’attuale 10% a un minimo del 17% fino a un massimo del 38 % (chi ha memoria, noterà la coincidenza con  l’IVA al 38% per le auto di lusso vigente in Italia – per i veicoli oltre 2.000 cc – fino all’entrata in vigore del Trattato di Maastricht). Finalmente l’Europa mette mano al problema concorrenza cinese che gode di aiuti di stato? La stessa cosa avvenne anni fa per i pannelli solari… risultato? Oggi la Cina è praticamente in monopolio su questo settore… Così alcuni spingono per una ipotesi più audace: la UE vuole mettere pressione alla Cina che potrebbe essere l’unica ad avere influenza sulla Russia per un cessate ostilità con l’Ucraina barattando poi un trattato commerciale di ampio respiro a ostilità concluse. Certo questa visione è meno romantica rispetto alla spada sguainata per difendere l’auto europea che, con il diesel moribondo, ha perso tutto il suo vantaggio tecnologico. Ma plausibile.

Auto elettrica cinese con nuovi dazi per l’importazione in Europa.

Si apre una seconda riflessione. L’auto elettrica in Europa oggi è ancora un grande business oppure rischia di stagnare, soprattutto se l’Europa allungherà la vita ai motori termici? Una preoccupazione che pare anche condivisa nell’immensa industria del Dragone dove si lavora anche al termico e all’ibrido e dove basta analizzare l’aggressività commerciale di MG (+59% nei primi 5 mesi dell’anno anche grazie al termico) per capire che anche sul termico il Dragone vuole dire la sua sulle nostre strade.  Se già oggi andiamo a sommare i dati di immatricolazione di MG, dei marchi di Di Risio, Link&Co, Polestar e BYD scopriamo che tutti insieme vendono molto di più di un marchio storico e blasonato come Alfa Romeo. C’è da rifletterci. Dove il mercato dell’elettrico è più maturo, la Norvegia, si ragiona in controtendenza: Trygve Slagsvold Vedum, Ministro delle Finanze norvegese, ha subito dichiarato che non intendono allinearsi ai dazi UE sull’importazione di auto cinesi elettriche. Ricordiamo che nel 2022 in Norvegia l’80% delle immatricolazioni è stato elettrico. E l’anno scorso sempre in Norvegia il peso dei cinesi (senza contare Volvo) per le elettriche è stato del 12% sul totale.

Auto popolari: la Cina ci pensa… l’Europa?

Infine se i costruttori europei abbandonano le fasce di mercato popolari (vedi Ford con Fiesta e Focus) alla fine il mercato globale necessità di prodotto da immettere nelle reti di vendita e i marchi cinesi di auto popolari ne hanno davvero tante. Insomma i dazi oggi sono una toppa a una falla molto ampia: probabilmente l’iceberg è stata la decisione UE di stoppare le auto termiche e di rendere troppo oneroso lo sviluppo del motore diesel. In più il Governo cinese potrebbe aiutare i costruttori ad assorbire i dazi (come avvenne per i pannelli solari) e quindi…