
Il Presidente americano Donald Trump spesso tuona ma non sempre scoppia la tempesta. Questa volta però sulla produzione automobilistica sembra tirare dritto con dazi per le importazioni di auto al 25%. Un dazio pesante che potrebbe penalizzare i costruttori europei ma anche la filiera produttiva europea. Negli USA si producono circa 8 milioni di auto e altri 8 milioni arrivano sul mercato di importazione (persino Tesla fa arrivare auto da altre nazioni come la Cina dove ha stabilimenti produttivi). I costruttori tedeschi Audi, Mercedes-Benz, Porsche, BMW e VW potrebbero subire contrazioni di vendite soprattutto sui SUV di fascia media su cui è difficile recuperare il dazio, in particolare sulle elettriche che esportano verso la California. Questo potrebbe avere effetti negativi anche sulla filiera: l’indotto tedesco si spinge fino in Italia dove acquistano componentistica per la produzione delle vetture. Anche le aziende USA attingono alla filiera europea e dovrebbero cambiare fornitori. Non belle prospettive per il settore Automotive europeo già provato dal Green Deal. Pirelli è un esempio lampante dei possibili scenari futuri. Oggi il costruttore di pneumatici rischia di essere bandito dal mercato USA: il Presidente Trump ha varato una norma una norma che limita o addirittura vieta, per ragioni di sicurezza, la vendita di tecnologie cinesi per prodotti connessi. Pirelli ha sviluppato la la tecnologia Cyber Tyre che permette di raccogliere dati dagli pneumatici e trasmetterli tramite la vettura e questo farebbe scattare i divieti perché Sinochem, il primo azionista di Pirelli è una compagnia statale cinese. Tra dazi e divieti l’automotive europea non si può permettere ulteriori passi falsi… Le borse internazionali stanno già presentando il conto.
a cura di Renato Dainotto
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