A Milano il successo è strepitoso: 1.500 auto e sei società per coprire il territorio meneghino. La riparazione, a questo dipende solo dagli accordi con le flotte
Sta per sbarcare anche BMW nel settore del car sharing Milanese, anche se, oltre alla busta dell’azienda tedesca, ce ne è un’altra, che però è anonima. Resteranno chiuse fino a quando la commissione di gara a metà gennaio deciderà chi si aggiudicherà la gara. In ogni caso, ad oggi, già operano due società pubbliche, Atm e Trenord (con E-vai), la multinazionale tedesca Car2go, l’Eni in cordata con Trenitalia e Fiat per Enjoy e, con il prossimo debutto di Bmw con DriveNow e la scommessa di un’altra (ancora misteriosa) azienda, il parco auto raggiungerebbe una cifra ragguardevole, considerando che 1.500 auto sono già rintracciabili dal telefonino per oltre 60 mila abbonati ai servizi di noleggio.
A spiegare il successo dell’iniziativa ci pensa Armando Stella sulle pagine del Corriere della Sera: “Per anni Milano si è accontentata di un duopolio pubblico: solo la municipalizzata dei trasporti (Atm) e l’azienda ferroviaria regionale (LeNord) offrivano un servizio di car sharing. Gli abbonati: poche migliaia. La svolta è dell’estate scorsa. Il bando del Comune, il battesimo di Car2go in pieno agosto, l’investimento di Eni sotto Natale, il progetto promesso da Bmw dopo le feste. Vedi alla voce concorrenza: le Cinquecento di Enjoy «costano» meno delle Smart di Car2go. «È un ottimo segnale, indubbiamente», commenta Marco Ponti, docente di Economia dei trasporti al Politecnico: «Però, attenzione. Dobbiamo valutare con cautela gli effetti sociali. Le famiglie si disferanno della seconda auto? Vedremo. Quanto ai benefici ambientali, l’impatto su congestione e smog è limitatissimo».
Dopo Milano: l’Italia. Il gruppo Daimler sta preparando lo sbarco di Car2go a Roma: «Il dossier è in fase avanzata», conferma l’operation manager Gianni Martino. Ma Milano sarà un test anche per lo sviluppo di Enjoy: «Vorremmo esportare il modello a Torino, a Roma e, perché no, all’estero», ha anticipato l’ad Eni Paolo Scaroni. Secondo gli analisti di Frost & Sullivan il mercato europeo del car sharing dovrebbe allargarsi rapidamente: dagli attuali 700 mila iscritti ai 15 milioni del 2020. C’è spazio anche per le Cinquecento sulle strade di Berlino.”
Ma cosa implica il car sharing cittadino per le carrozzerie? sicuramente una concentrazione del potere contrattuale nelle mani delle aziende operatrici, che punteranno sicuramente su accordi quadro con aziende di riparazione in convenzione. Un business che si preannuncia importante, anche perché le auto a noleggio in modalità “share” sono affittate quasi sempre a tempo, quindi gli automobilisti sono incentivati a “far prima”, quindi a impiegare il minor tempo possibile per spostarsi e parcheggiare il più velocemente possibile. Una incitazione alla guida imprudente, che speriamo non porti incidenti, ma che sicuramente produrrà parecchi graffi e strusciate, specialmente se si considera che le grandi città già soffrono per la carenza di spazi di parcheggio e l’iniezione di molte nuove auto (solo a Milano 1.500 in aumento, tanto per dire) comporterà prevedibilmente un collasso del sistema.
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